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ROSSINI! ROSSINI Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 settembre 1991
 
di Mario Monicelli, con Philippe Noiret, Sergio Castellito, Jacqueline Bisset, Sabine Azéma, Giorgio Gaber (Italia, 1991)
Bisognerà un bel giorno domandarsi se i guai più grossi al cinema la televisione li ha causati sottraendogli pubblico e distruggendo quell'intimità della visione che era tipica delle sale oscure; oppure deturpandone (con le sue esigenze di bulimia consumistica, la sua approssimazione tecnico-espressiva) il linguaggio.

Pur considerando il fatto che Mario Monicelli ha 76 anni e forse non disdegna di adattarsi a certe formule di comodo, c'è da propendere per la seconda - e molto più grave - delle due ipotesi, visionando questo marchingegno che dovrebbe rappresentare la biografia del compositore di Pesaro.

In ROSSINI! ROSSINI! ritroviamo infatti tutte quelle caratteristiche che fanno del telefilm, o teleserial o telespecial o insomma teleprecotto una delle principali miserie di quel paesaggio dell'audiovisuale che pur abbonda in caratteristiche da strazio. Il vantaggio, di questi salsicciotti a volontà, da tagliare successivamente a fette per tramezzini da infilare fra il Tg e la partita in differita, è che non si stenta a riconoscerli.

Cast internazionale, tanto per cominciare, perché il gusto sia da fastfood internazionale, con gli attori che aprono la bocca in modo più o meno sincrono, voce e dizione identica a quella del commentatore del documentario che precede sui cetacei nel Baltico. Castellito, con la bocca semiaperta per il solo sentimento di stupore suscitato dal film, as Rossini giovane e più o meno svagato. Philippe Noiret, as Rossini vecchio e, come al solito, as soprattutto sé stesso, panciotti, sigari e bonomia supposta saggia. Jacqueline Bisset as non so più quale sua ex donna, che bel sorriso del tutto identico adesso che fa la castadiva e quanti anni ha secondo te, di quando seduceva il ragazzino dell' Estate del 42. Sceneggiatura che vi spiega tutto: già da bambino, eccolo battere la grancassa nella banda dei militari di Napoleone, cosa vi dicevo che sarebbe diventato da grande? Illuminazione: abbastanza forte, ergo piatta, perché possa reggere alla scarsa definizione dei televisori. Inquadrature, abbastanza larghe, sennò in primi piani, tali da resistere alle ritagliate dei telecinema più distratti. Montaggio, come nei film di mezzo secolo fa, così che nessuno sia disturbata, prima fra tutti la nonna che si rimastica la dentiera in un angolo del salotto.

Non c'è che dire: l'avesse proposto oggi, il suo Barbiere, altro che fischi. L'avrebbero accusato d'avanguardismo.


   Il film in Internet (Google)

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